
Ciao Serena, benvenuta su NeroGroviglio.
Prima di tutto ti andrebbe di raccontarci un po’ chi sei nel privato, prima di essere una poeta?
Sono una donna, che ha scoperto di trovare nella potenza delle parole un richiamo fortissimo. La mia formazione comprende lo studio di tre lingue straniere, affascinata dal suono e dalla combinazione di vocaboli in ogni diversa etimologia, oltre che una base tecnico-contabile in apparente antitesi ma in effetti complementare con la spinta umanista della mia indole innata. Infatti questo mi ha sempre permesso di portare arte anche nei contesti aziendali, dove ho reso servizio. E ora, che la mia vita è quasi esclusivamente dedicata all’arte in varie sue forme, mi ritrovo a portare poesia, a volte anche con il supporto della pittura e anche della musica, nelle scuole, nelle biblioteche e tra i disabili.
Qual è stata l’ispirazione che ti ha spinto a diventare poeta?
Credo che sia stata un accadimento più passivo che attivo, in effetti. Quasi la poesia abbia bussato alla mia porta animica e io le abbia fatto spazio già all’età di 12 anni, con dei primi versi consapevoli legati alla mia voglia di libertà, di respiro arioso, di emancipazione.
Quali invece sono state le tue influenze letterarie?
Avendo iniziato ad interessarmi di poesia da giovanissima, ho iniziato ad essere attratta dai grandi poeti, come Leopardi e Montale tra i miei preferiti, per poi allargarmi alla contemporaneità della scrittura poetica femminile come l’immensa Alda Merini e la premia nobel Wislawa Szymborsa. Ma ovviamente non posso omettere Emiky Dickinson, Reiner Maria Rilke, Walt Whitman, Ghiannis Ritsos, Anna Andreevna Achmatova, Mango (che pochi sanno essere stato anche un poeta) … Ma non riuscirei a citarli tutti, la lista è davvero lunga e, credo, inesauribile, considerato che sono sempre alla ricerca di nuove realtà poetiche.
Qual è il tuo processo creativo quando scrivi qualcosa di nuovo?
Si tratta di un atto che mi sorprende sempre per il suo aspetto ogni volta singolare e insolito, mai uguale. Potrei definirli dei processi ciclici, nei quali ogni periodo di scrittura si lega, di composizione in composizione, per tematica (come lo è stato per la raccolta “La ragazza con l’ombrello” del 2019 – 20 poesie sulla pioggia; oppure “Terra di Santi e di perduti in terra” sempre del 2019 – poesie tra lo spirituale e il sociale; oppure ancora VENUS IN VINIS” del 2023 – poesie erotiche e di vino); oppure per stile (come per la raccolta “Inginocchiata a picco sul cielo” del 2018 poi in seconda edizione nel 2024, dove a predominare è il tautogramma), tanto da sentirmi quasi posseduta da una sorta di energia che muove le parole e le immagini metaforiche, simbolistiche e sonore, in modo che, come una vorticosa onda senza velocità costante, io non possa fare altro che seguirne direzione e guizzi.
Ti va di parlarci dei tuoi libri?
Come già vi accennavo, i miei libri sono davvero diversi per stile e contenuto, seppur la mia cifra mi si dica riconoscibile. Si tratta di raccolte che, attraverso un leitmotiv, un fil-rouge a collegare ogni poesia alla successiva, scandaglia l’anima, il rapporto dell’essere umano con l’altro/l’altra, con il cosmo-natura e con il cosmo in senso ancora più esteso. Ogni raccolta è un vero e proprio viaggio in fisicità, emotività e sfera mentale, perché tale reputo l’armonia: l’accordatura tra queste parti da raggiungere in se stessi, prima che dentro qualsiasi vissuto.
Come scegli i temi dei tuoi scritti?
Come accennavo prima, sono i temi che si costruiscono una via poetica attraverso le mie mani sulla carta, bussano alla porta del mio immaginario e si fondono con la realtà, il mio vissuto, il contesto, che abito nel mondo, esaltandoli nel tentativo di portare alla luce lati nascosti, o lati scomodi, o lati trasversali, rispetto allo sguardo abituale, e diventano uno spunto innanzitutto per me stessa, prima che per il lettore, per dare voce a ciò che si sviluppa nel conscio e nell’inconscio collettivo.
C’è un messaggio o un tema principale che cerchi di trasmettere attraverso le tue opere?
Il messaggio che credo sia quello univoco nella mia poesia è un tentativo di esorto all’ascolto di sé e del mondo con tutti i sensi possibili, tralasciando il più possibile il primo, quello della vista, spesso fuorviante, ingannevole e limitato, e dilatando al massimo il sesto, quello dell’intuito, della percezione, dell’osservazione acuta con tutte le facoltà, del pre-sentimento, quel sentire prima di avvertirlo sulla pelle, come una scintilla, che ci rende più vicini al divino.
Qual è il rapporto con i tuoi lettori?
Come per i poeti più defilati, meno sotto i riflettori e meno noti, il rapporto con i lettori diventa più intimo e spesso durante le mie presentazioni o laboratori di scrittura, si crea un’atmosfera davvero familiare, dove è possibile anche per chi assiste poter contribuire con interventi e con la propria energia ad allargare la veduta poetica e lo scambio di impressioni direttamente sul momento. Un’esperienza, questa, sempre impagabile, che rende ogni incontro davvero unico e irripetibile.
Qual è stato il momento più significativo della tua carriera di poeta?
Non credo possiamo parlare di carriera, ma nel mio percorso ho avuto la fortuna di avere molti momenti significativi. Se parliamo di riconoscimenti, sicuramente i due terzi posti per video-poesia e foto-poesia al Concorso “I Corpi & i Luoghi”, indetto dall’Accademia Mondiale della Poesia con Presidente di Giuria Franco Arminio in pieno periodo covid-19; la partecipazione al Festival della Poesia di Genova con Claudio Pozzani nel 2020; a quello di Milano nel 2023. Dal punto di vista personale, la lunga amicizia nata con la primogenita di Alda Merini, Emanuela Carniti, grazie a una mia poesia dedicata alla madre, che ha portato alla prima occasione di incontro; conoscere personalmente Pino Mango e aver ricevuto la sua esortazione a continuare a scrivere, poco prima che se ne andasse; l’aver organizzato eventi e rassegne nella mia città, e non solo, ospitando poeti, musicisti e artisti da tutta Italia.; l’aver cominciato da qualche anno, ed essere chiamata a farlo anche per conto di altri artisti o artigiani, a omaggiare con versi di poesia lavori di restauro, realizzazioni di chitarre, opere pittoriche, potenziandone l’energia con la parola poetica.
Come riesci a far combaciare il tuo tempo tra la scrittura e gli altri aspetti della tua vita quotidiana?
In realtà per un creativo non esiste una separazione netta tra le sfere, come può essere per chi metodicamente concepisce ed accetta la frammentazione personale di sé e del proprio tempo tra il lavoro e l’intrattenimento. Un creativo tende e miscelare tutti gli aspetti che formano la giornata in un’opera complessa e globale, che si sviluppa tra mansioni manuali, mnemoniche, di calcolo, dialogo, scrittura, lettura. Poesia è uno sguardo sul mondo onnipresente, che permette di osservare, riflettere, ricostruire, in maniera diversa dal consueto, tutto ciò che alimenta la vita, sia che si stia mangiando un pasto, sia che ci si trovi impegnati in una qualsiasi attività. È l’impulso a mettere su carta sensazioni, impressioni, stimoli venuti da un Altrove, ad essere costantemente potenziato e possibile.
Hai qualche rituale o abitudine particolare che segui prima di metterti a scrivere?
Assolutamente no. L’unica cosa che si mantiene costante è il portare sempre con me taccuino e penna, perché ancora amo scrivere a mano, se questo può definirsi un vezzo ritualistico.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri come poeta?
Più che un obiettivo, il mio scrivere è quasi una sorta di obbligo morale verso ciò che mi si muove dentro e che chiede testimonianza. Poesia sta diventando per me una sorta di testamento universale, che non può omettere nulla di ciò che accade, di ciò che la mia anima urla, di ciò che la mia parte erotica crea attraverso le sollecitazioni del mondo fuori dalla mia sfera interiore, di ciò che avverto nella natura come un grido di dolore e al contempo di continua meraviglia, stupore e bellezza, di ciò che sperimento ogni giorno nella luce di un Altrove divino, che ci abita e ci chiama ad essere più che umani.
Perché i lettori dovrebbero leggere i tuoi libri?
Ho eliminato già da tempo dal mio stesso vocabolario personale la parola “devo”. Diciamo che mi auguro che attraverso anche questo breve dialogo con voi di Nerogroviglio si instilli una curiosità di scoperta nei vostri lettori, per una voce magari già nota, ma non del tutto, o per alcuni ancora completamente sconosciuta.
Chi è il tuo autore o autrice preferita?
Difficile definirne uno o una soltanto. Potrei ripetermi citando nuovamente Alda Merini, che ha segnato tanti passaggi fondamentali in questo mio percorso. Oppure le contemporanee poetesse arabe, tra le quali Maram al-Masri. Ma potrei citare anche la fine, delicata, potente prosa poetica di Christian Bobin.
Qual è il tuo libro preferito?
Anche in questo caso, difficile citarne uno soltanto. Comunque direi che non è un libro di poesia, né un romanzo, ma un libro per me di iniziazione : “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés, che non manco mai di riprendere in mano a stralci almeno una volta all’anno.
Lascia un commento