Ciao Sabrina, benvenuta su NeroGroviglio.
Grazie a voi per l’ospitalità in questo spazio dedicato alla cultura.
Prima di tutto ti andrebbe di raccontarci un po’ chi sei nel privato, prima di essere una scrittrice?
Sono un frullato tra Heidi ed Anna dai capelli rossi. Ho trascorso la mia infanzia in mezzo alla natura, nell’entroterra genovese, Mezzanego è il mio paese d’origine, tra pecore, mucche, noccioli, oliveti, boschi, mare… quindi faccio concorrenza ad Heidi! Poi, come dice Anna: “Se conoscessimo tutto, non ci sarebbe più spazio per la fantasia”. Infatti, amo vedere il mondo con gli occhi della fantasia, mi rivedo in questo personaggio perché per me è meraviglioso pensare a tutte le cose che ci sono da scoprire. Attualmente abito in provincia di Verona con la mia famiglia, ho due figlie e svolgo lavori saltuari.
Qual è stata l’ispirazione che ti ha spinto a diventare scrittrice.
Il mio rapporto con la scrittura non è partito proprio bene. Essendo un po’ dislessica, tutti mi orientavano verso la matematica. Tra i miei sogni di ragazza di certo c’era quello di pubblicare libri. Il nostro cervello fin da piccolo immagazzina informazioni: nozioni, alfabeto, numeri, regole, formule e poi quando meno te lo aspetti tira fuori favole, risate e sogni. Ed è quello che è capitato a me, all’improvviso mi sono messa a scrivere e mi piace. La scintilla per la scrittura è si è innescata quando sono diventata mamma, mia figlia mi chiedeva di inventare storie e da lì ho iniziato a trascriverle su un quaderno. Ho iniziato tutto perché al momento giusto ho ascoltato la mia vocina interiore che mi ha spronato a buttarmi nel mondo dell’editoria.
Quali invece sono state le tue influenze letterarie?
Ho sempre letto molto. Le influenze sono state molteplici, non posso non citare l’Odissea, Il barone rampante, Il piccolo principe, Uno, nessuno e centomila … La lettura è una mia grande passione, leggo circa tre libri al mese e mi piace diversificare tra i vari generi.
Qual è il tuo processo creativo quando scrivi qualcosa di nuovo?
Il mio processo creativo lo paragono al lavoro del giardiniere. Traccio il luogo, definisco il tema e inizio a seminare i personaggi principali, li concimo con le loro caratteristiche e quando sono germogliati inserisco altri personaggi. Annaffio con cura ogni singolo passaggio. Il libro è come un’aiuola, va curata nei minimi dettagli altrimenti passa inosservata.
Ti va di parlarci dei tuoi libri?
Per l’infanzia ho pubblicato sette libri, l’ultimo “Squadra castori in azione” (Edigiò edizioni).
Però oggi vorrei parlarvi del mio primo romanzo. All’improvviso ho sentito il bisogno di scrivere un testo narrativo con una trama reale senza inserire la magia delle favole, una sorta di sfida con me stessa. Non è stato semplice, ma per la prima volta ho percepito i protagonisti dentro di me, mi hanno guidato nella narrazione, erano con me in qualsiasi momento della giornata e dovevo sempre avere a disposizione carta e penna per scrivere battute. Così a febbraio ho pubblicato “Segni oltre la finestra” (Bonaccorso editore).
La narrazione ruota intorno a due donne. Margherita nel giorno del suo ventesimo compleanno finisce in carcere. Silvia è in pensione, dopo anni di insegnamento, nel ritrovarsi tra le mura di casa sente il bisogno di comunicare con qualcuno.
Due donne. Due diversi destini. Tra detenzione e libertà, due anime che si raccontano dando vita a un inconsueto scambio epistolare.
Segni oltre la finestra è un romanzo breve che custodisce una matrioska di racconti.
Come scegli i temi e i personaggi dei tuoi scritti?
Osservo. Ascolto. Annuso. Il tema arriva spontaneamente e poi adeguo i personaggi.
C’è un messaggio o un tema principale che cerchi di trasmettere attraverso le tue opere?
In ogni mio testo, dall’infanzia al romanzo, inserisco sempre un tema. La storia deve ruotare intorno a un conflitto perché è il motore del testo, è ciò che muove in avanti la storia. E dietro a un conflitto si possono inserire diversi messaggi. Per esempio nel mio romanzo ho trattato l’uscita dal carcere perchè è un momento tanto atteso, quanto temuto. Il cosiddetto rientro nella società mette un’ansia terribile e man mano che il fatidico giorno si avvicina la paura può trasformarsi in un incubo. E qui entrano in scena gli spiragli di luce che aprono scenari nuovi e nuove speranze. Riuscire ad andare oltre a volte non è semplice, ma ognuno di noi merita una seconda possibilità.
Qual è il rapporto con i tuoi lettori?
Adoro incontrare i lettori e infatti organizzo laboratori di lettura per i bambini con il teatrino Kamishibai. Anche con il romanzo gli incontri non mancano, in varie librerie, biblioteche e a ottobre sarò presente alla fiera Edita di Milano con l’editore Bonaccorso.
Qual è stato il momento più significativo della tua carriera di scrittrice?
Il vedere il libro dal vivo. Concretizzare la sua presenza con la sua forma, non più dietro a uno schermo. La prima copia del romanzo la presi in mano e, sembrerà strano, ma ho avuto un impulso strano, non l’ho sfogliato, l’ho annusato, aveva un odore. Il profumo di carta e inchiostro mescolato. Che meraviglia!
Come riesci a far combaciare il tuo tempo tra la scrittura e gli altri aspetti della tua vita quotidiana?
Ah. È l’impresa più complicata. Il romanzo l’ho terminato dopo quasi tre anni di scrittura (176 pagine). Tra figlie, lavoro e la vita casalinga il tempo da dedicare alla scrittura è molto limitato.
Hai qualche rituale o abitudine particolare che segui prima di metterti a scrivere?
Ho bisogno di silenzio. Se il tempo che ho a disposizione per scrivere si avvicina ai sessanta minuti, a farmi compagnia, vicino alla tastiera metto un pacchetto di caramelle gommose.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri come scrittrice?
Infanzia o narrativa? Quale strada porterò avanti? Non chiudo nessuna porta, la fantasia è libera. Lascerò che la scrittura scelga la mia prossima meta.
Perché i lettori dovrebbero leggere i tuoi libri?
Quando cucino una torta attendo i giudizi dei commensali per capire come migliorare il sapore.
Chiedo ai lettori di leggere i miei testi perché mi devono aiutare a perfezionare. Mi attendo da loro consigli, suggerimenti e critiche costruttive.
Aprire un libro è come spalancare la finestra: lo sforzo è minimo, il risultato… da vedere con i propri occhi.
Chi è il tuo autore o autrice preferita?
Non è semplice citare solo un nome. Tra gli autori italiani sono molti i miei preferiti e non voglio sbilanciarmi, quindi, mi gioco la carta dello straniero: Ken Follett.
Qual è il tuo libro preferito?
Questa domanda è perfida, è da censura. Scherzi a parte, per rispondere provo a immaginare un rogo di libri e sono certa che mi getterei tra le fiamme per salvare “Donne che corrono con i lupi”, ma anche “Mille splendidi soli”, “Storia di una ladra di libri” e tanti altri, tra cui il libro che sto leggendo in questi giorni “Il grande Hans” insomma finirei bruciata tra le fiamme con i libri.
Grazie Sabrina per essere stata con noi. Buona vita.
È stato un vero piacere chiacchierare con voi. Lunga vita a voi lettori.
Un ritratto vivo di Sabrina dalle tante sfaccettature, molto piacevole da leggere.
Le interviste sono un mirabile mezzo di conoscenza dell’ altro.
Conoscere Sabrina è un. Previlegio per pochi 🍀🌹